“Oggi il lavoro è, senza dubbio, la priorità più importante per il Paese. E la disoccupazione giovanile è la grande emergenza”. Non ha usato mezzi termini il card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, in occasione della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani di Cagliari, dove tra le buone pratiche possibili si è distinta l’esperienza calabrese “Virtus Lab”, particolarmente apprezzata anche al Cattolica Center di Verona in occasione del Festival della dottrina sociale della Chiesa svoltosi tra il 23 ed il 26 novembre scorsi.
Scenario: il lavoro c’è, la formazione no
Come approfondito in un recente dossier realizzato con Unioncamere, Confindustria ha annunciato a Verona, che nei prossimi cinque anni, nei settori chiave della meccanica, della chimica, del tessile, dell’alimentare e dell’Ict, le imprese avranno bisogno di qualcosa come 272mila addetti, con oltre il 60% di periti e laureati tecnico-scientifici: il fabbisogno è calcolato in base al turn-over e alle aspettative di crescita (o decrescita) dei cinque settori. Ma scuole, università, agenzie formative in genere, saranno in grado di prendere questo treno di clamorose opportunità?
Virtus Lab: come funziona?
“Siamo partiti da un’analisi empirica molto evidente del problema occupazionale italiano – spiega il principale promotore del progetto, Francesco Augurusa, giovane imprenditore calabrese, originario di Filogaso, nella provincia di Vibo Valentia, formatosi per oltre un decennio anche tra Stati Uniti e Canada dall’esperienza virtuosa dell’organizzazione Faith & Action: nonostante in diverse regioni del sud Italia la disoccupazione dei nostri coetanei superi anche il 55%, i dati esposti recentemente da Confindustria denunciano paradossalmente come un quarto delle imprese del nostro paese non riesca a soddisfare il suo bisogno di profili dotati delle necessarie competenze. In altri termini – spiega – il vero problema risiede nella mancanza di adeguata formazione dei nostri giovani rispetto ai bisogni delle imprese”. Il tempo di rivoluzione industriale 4.0 minaccia sì buona parte dei posti di lavoro da occupazione tradizionale, ma offre almeno altrettante, se non di più, nuove opportunità professionali. Virtus Lab offre in questa cornice la possibilità di un ingaggio completo di tre entità: la diocesi, l’azienda interessata, con la facilitazione di associazioni di categoria come Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti o Confindustria, e la parrocchia o gli organismi associativi del territorio individuato, per avviare i giovani interessati a un processo d’inserimento nel mondo del lavoro. La diocesi mette a disposizione uno o più locali inutilizzati per ospitare ambienti atti alla formazione; l’azienda intercettata attraverso la segnalazione dei gruppi locali di UCID o Confindustria segnala le proprie necessità in termini di risorse umane, così da selezionare profili potenzialmente interessati che hanno una preparazione almeno di base coerente con il percorso formativo da sviluppare. A selezione ultimata, i giovani iniziano un percorso che può durare due o tre mesi di 8 ore al giorno, condotto anche da formatori della stessa azienda, avendo così la certezza dell’inserimento nel mondo del lavoro a fine corso grazie alle specializzazioni maturate.
Chi paga la formazione?
Il percorso è sostanzialmente finanziato dal Fondo per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori in somministrazione. Il progetto Virtus Lab è già stato sperimentato in un territorio non certo semplice come quello calabrese, nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea si è resa partner di corsi di formazione professionalizzanti gratuiti in ottica di industria 4.0 nel campo della meccanica, dell’informatica e della comunicazione digitale. “Come cristiani impegnati nel tessuto economico, siamo chiamati in questo tempo a essere lievito – sottolinea Augurusa – gettando le basi per creare in tutte le diocesi la possibilità per formare e lanciare i nostri giovani verso un mercato del lavoro globale”.